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La Presidente Quaresmini: “Cambiamo date e regole per salvare le vendite di fine stagione”
Vendite di fine stagione affossate dal cambiamento climatico e dall’eccesso di offerte. E i negozi continuano a diminuire: nel 2023 per ogni impresa nata, quattro hanno cessato l’attività. Francesca Guzzardi, referente Fismo per Confesercenti della Lombardia Orientale: “Mercato della moda in balìa degli sconti, vera e propria distorsione concorrenza”.
Il caldo ‘scioglie’ i saldi. A più di un mese dall’inizio, il bilancio delle vendite di fine stagione è negativo: circa 7 su 10 segnalano risultati in calo rispetto allo scorso anno, con una contrazione media di oltre il 21% a livello nazionale. A pesare un autunno-inverno caratterizzato da temperature eccezionalmente miti, che hanno ridotto la domanda. Ma anche la perdita di appeal sul pubblico dell’istituto dei saldi, il cui impatto è diluito dalla mancanza di regole sulle promozioni e dal conseguente boom di offerte, soprattutto online. Una distorsione concorrenziale a svantaggio delle micro imprese, che costa ai negozi 3 miliardi di euro di vendite l’anno a livello nazionale.
A lanciare l’allarme è Fismo, l’associazione delle imprese del settore moda Confesercenti, sulla base di un sondaggio condotto nel Bresciano su un panel di imprese associate.
La maggioranza (69%) dei partecipanti possiede un punto vendita in centro storico, il 23% in periferia e il 7% in un centro commerciale. Di questi il 94% possiede una tipologia d’impresa indipendente e solo il 5% in franchising. Secondo il 75% degli esercenti il fatturato dei saldi invernali è diminuito rispetto al 2023. Per il 15% il fatturato è rimasto immutato, mentre c’è un 9% che afferma sia aumentato.
Rispetto al 2023 nel periodo antecedente i saldi invernali il fatturato è diminuito per il 69% dei partecipanti al sondaggio. Per il 20% è rimasto immutato e per il restante 10% è aumentato. Il calo si attesta tra il 5 e il 10 percento per il 30% di coloro che hanno registrato la flessione.
Alla luce di queste risposte, il sondaggio chiedeva poi di attribuire un valore alla posticipazione della data di inizio dei saldi invernali per la salute del settore moda. L’83% attribuisce un voto da 7 a 10. Il 63% lo ritiene fondamentale.
Per i saldi estivi posticipare è ancora più importante: l’88% di chi ha risposto ha dato un voto compreso tra il 7 e il 10. Il 70% ha dato 10, il valore massimo.
I risultati del sondaggio sono stati illustrati ieri, 21 febbraio, nell’ambito dell’incontro del Coordinamento tecnico della Commissione Sviluppo Economico della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome con le principali associazioni di categoria del settore. L’occasione è la discussione della revisione dell’Intesa sulle “vendite di fine stagione”. Un’Intesa stipulata nel 2011 al fine di favorire unitariamente misure a tutela della concorrenza, per rendere omogenea su tutto il territorio nazionale la data di inizio delle vendite di fine stagione. Previsioni, finora, sempre confermate.
«Il problema oggi non è più solo quello di concordare le date: occorre infatti prendere atto che i saldi, come attualmente regolamentati, costituiscono un istituto ormai agonizzante – spiega Francesca Guzzardi, presidente di Fismo Confesercenti della Lombardia Orientale -. La distribuzione tradizionale, nei negozi fisici, dei prodotti appartenenti al settore moda è da sempre stata considerata un fiore all’occhiello del Made in Italy. Tuttavia, alla luce di varie situazioni contingenti che sono venute a realizzarsi nell’ultimo decennio, il settore versa in uno stato di profonda crisi».
«A pesare c’è anche la fase bulimica da sconti in cui siamo entrati – prosegue Guzzardi -: vendite promozionali, vendite sottocosto, liquidazioni, offerte speciali, temporary shops, black friday, boxing days per citarne alcune. Iniziative che, inevitabilmente, diluiscono l’impatto delle vendite di fine stagione e sottraggono quote di mercato alla rete di vicinato. La cultura dell’acquisto vantaggioso, o presunto tale, è stata infatti sposata dai consumatori e le offerte dell’on-line utilizzano massicce campagne promozionali in totale libertà. Le regole, di fatto, sono saltate».
«Gli elementi di distorsione della concorrenza sono evidenti – conclude la presidente di Confesercenti della Lombardia Orientale Barbara Quaresmini -. Occorre ora, e presto, ristabilire un effettivo equilibrio e garantire la parità di condizioni fra le diverse forme distributive, considerando anche il fattore climatico. Per questo la maggior parte degli imprenditori del comparto chiede un posticipo netto delle date di avvio delle vendite di fine stagione, oggi fissate a pochi giorni dall’inizio ‘astronomico’ delle stagioni stesse. Il Governo, per garantire l’equilibrio del mercato, deve quindi avocare a sé le competenze in materia di vendite straordinarie, riprogrammando sia la durata dei saldi, che non deve essere superiore a 30 giorni, sia le date di inizio, che vanno posticipate. Ma, decisamente più importante, definire norme a tutela degli esercizi di vicinato. I saldi hanno rappresentato e potrebbero ancora rappresentare una grande opportunità per i consumatori, purché sia garantita la possibilità di comparare le diverse offerte in un contesto in cui anche il piccolo esercizio commerciale possa competere».
ANALISI ANDAMENTO DEI SALDI INVERNALI LOMBARDIA ORIENTALE (1)
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La soddisfazione delle associazioni di categoria che avevano sollevato il problema lamentando carenze che penalizzavano anche le imprese
Anche l’assessore regionale Stefano Ciuoffo interviene in merito alle criticità del servizio postale ad Anghiari e alla necessità di un suo potenziamento. La questione era stata sollevata qualche tempo fa dalle associazioni di categoria Confcommercio e Confesercenti, che a più riprese avevano evidenziato le difficoltà legate alla presenza di un solo ufficio postale e alla carenza di personale, penalizzante per le imprese e le famiglie del territorio.
“Siamo soddisfatti che l’assessore Ciuoffo si sia interessato alla questione, su sollecitazione del consigliere regionale Vincenzo Ceccarelli – dichiarano i responsabili di Confesercenti Valtiberina Chiara Cascianini e di Confcommercio Valtiberina Massimiliano Micelli – le nostre associazioni di categoria hanno più volte sottolineato la carenza del servizio postale ad Anghiari con l’obiettivo di sensibilizzare a trovare una soluzione nell’interesse dei cittadini e degli imprenditori. Ora che l’assessore della Regione Toscana ha scritto al responsabile delle relazioni esterne di Poste Italiane, Paolo Pinzani, speriamo che ci sia una svolta positiva”.
Resta quindi da capire quale sia il futuro dell’ufficio postale anghiarese e quali le strategie di Poste Italiane in Valtiberina. “Il caso di Anghiari è emblematico – sottolineano Micelli e Cascianini – un solo ufficio postale è insufficiente per Anghiari. Da mesi gli utenti lamentano la carenza di personale. Cittadini e commercianti hanno promosso una petizione raccogliendo 500 firme per sollecitare Poste Italiane ad inserire nuovi addetti e ad installare uno sportello Postamat. Speriamo davvero che l’intervento regionale sblocchi qualcosa”.
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L’articolo Confesercenti Arezzo e Confcommercio, Anghiari: anche l’Assessore regionale Ciuoffo interviene sulla necessità di potenziare i servizi postali proviene da Confesercenti Nazionale.
“Sono soddisfatto e fiducioso” commenta Francesco Gatti presidente Assohotel Confesercenti Roma riferito alla notizia del recepimento delle istanze Assohotel fatte al governo da tempo. Proprio Gatti il promotore dell’iniziativa insieme ai sui vertici nazionali.
“L’imposta di soggiorno, così come è attualmente, non funziona: incide troppo sui turisti e, paradossalmente, dà poco o niente al turismo”. Una richiesta finalmente recepita.
La risoluzione di maggioranza approvata dalla VI Commissione del Senato, che impegna il governo ad una revisione ed un riordino della legge sull’imposta di soggiorno. Prosegue il presidente:
“Rivedere l’impianto della normativa ormai è diventata una necessità è un fatto di competitività con le altre città d’Europa”.
Adesso Assohotel si aspetta un iter di revisione veloce.
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Desta preoccupazione, tra i ristoratori, la vicenda giudiziaria che ha coinvolto i vertici di Edenred Italia, società specializzata nell’erogazione di buoni pasto e ticket restaurant, alla quale la Guardia di Finanza ha sequestrato 20 milioni di euro nell’ambito di un’indagine per truffa aggravata, turbativa d’asta e illeciti amministrativi.
Una preoccupazione ancora maggiore a Genova, alla luce del fallimento, pochi anni fa, del marchio Qui! Group. «Tantissimi pubblici esercizi della città sono ancora scottati da quel crack che costò loro migliaia di euro di mancati rimborsi, ed il fatto che la stessa Edenred, nella giornata di ieri, abbia prima sbloccato una tranche di pagamenti e subito dopo abbia stornato il bonifico, ricorda molto da vicino un preoccupante déja-vu.
Per questo Confesercenti Genova sta monitorando il caso con estrema attenzione, chiede alla pubblica amministrazione di adottare strumenti di garanzia nell’assegnazione delle gare d’appalto per i buoni pasto e appoggia tutte le iniziative che i titolari di bar e ristoranti vorranno mettere in atto per accertare se quanto sta avvenendo sia aderente o meno con ciò che prevede la normativa», rimarca Paolo Barbieri, direttore provinciale Confesercenti.
«In città sono ancora vive le ferite per ciò che accadde con Qui! Group – conferma Matteo Zedda, titolare del ristorante Tiflis ai Giardini Luzzati e membro della presidenza provinciale Fiepet -. Nel caso di Edenred siamo in presenza di una vicenda ancora in fase di sviluppo e rispetto alla quale monitoriamo la situazione con grande attenzione, nella speranza che la solidità internazionale di quella che è una multinazionale possa sopperire alle difficoltà del ramo italiano, ma proprio il doloroso precedente del gruppo Fogliani deve essere da monito a tutti e ricordare, in primis alle istituzioni, l’estrema fragilità in cui versano gli esercenti che, non essendo considerati creditori privilegiati, loro malgrado sono esposti al rischio di perdere migliaia di euro di mancati rimborsi».
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L’articolo Sequestro Edenred, ristoratori preoccupati: Confesercenti Genova segue vicenda con attenzione dopo il precedente Qui! Group proviene da Confesercenti Nazionale.
Il Presidente Rossi: “Calendario anacronistico, i negozi fisici sempre più penalizzati”
Rush finale per i saldi a Siena e provincia, ma il bilancio appare già compromesso. Sostanzialmente in linea con il quadro verificato da Confesercenti su scala nazionale, nel nostro territorio la valutazione da parte dei commercianti del settore delle vendite di fine inverno è tutt’altro che soddisfacente: “è l’inverno più caldo di sempre secondo i climatologi – osserva Marco Rossi, Presidente regionale degli esercenti moda Fismo (e Presidente comunale di Confesercenti Poggibonsi) – probabilmente è anche quello più freddo per i ricavi dei negozianti. In media subiamo un calo del 20 per cento dei volumi rispetto al 2023, che era già stato poco felice. E anno dopo anno, è sempre più anacronistica la programmazione di uno strumento normativo che è contraddittorio già nel nome stesso. Alla vigilia del 5 gennaio, giorno di avvio ufficiale dei 60 giorni di svendite, li avevamo ribattezzati saldi di inizio stagione, anziché di fine: i fatti ce lo hanno purtroppo confermato: è sempre più evidente la necessità di aggiornare il calendario, ma anche di farsi carico delle tante difficoltà che stringono il dettaglio moda”.
L’impianto normativo dei saldi risale ad un’epoca in cui non esistevano tanti diversivi che sono poi emersi, condizionando progressivamente il mercato: dalle vendite sottocosto alle liquidazioni, dai temporary shops al black friday. “Nel frattempo, gli adempimenti estesi anche l’anno scorso con il Codice del consumo pesano sempre di più soprattutto sul negozio fisico – aggiunge Rossi – che è alla prova dei fatti è molto più esposto ai controlli di quanto non accada per gli shop on line. C’è sempre meno parità di accesso al mercato e questo si traduce in un silenzioso ma crescente stillicidio di negozi, che non fa notizia ma che in termini occupazionali pesa almeno quanto la chiusura delle grandi aziende. Il legislatore deve farsi carico di nuove misure a salvaguardia del commercio di vicinato, è impossibile non vedere questa necessità”.
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