Un’esperienza dedicata a promuovere le attività locali di Grosseto, ristabilendo il contatto autentico tra cliente e negoziante, con il Patrocinio del Comune di Grosseto
Modelle professioniste hanno sfoggiato, con eleganza e stile, una selezione esclusiva di prodotti e servizi provenienti dai negozi aderenti. È stata un’occasione unica per celebrare l’impegno e la passione dei nostri commercianti locali, dalle ultime tendenze alle creazioni artigianali uniche l’occasione per scoprire il meglio che Grosseto ha da offrire.
La banca Bper ha deciso di sostenere l’iniziativa come sponsor finanziario. Fismo Confesercenti Grosseto, che rappresenta le piccole e medie aziende che si occupano della distribuzione al dettaglio di articoli di abbigliamento, tessile, calzature, pelletteria e accessori moda, ha collaborato alla realizzazione dell’evento.
Nella nostra provincia la presidente di categoria è Francesca Verdi, titolare dell’attività Scampoli & Merceria di Grosseto, ed impegnata nell’organizzazione di tale evento in collaborazione con l’agenzia di moda e spettacolo Arte & Moda, oltre l’Accademia Nouvelle Estetique, il Centro Formazione Moda, Associazione Le Mura e Officina Idee.
In un mondo ormai in rapidissimo movimento ci si scorda spesso di quanto la nostra fretta possa avere effetti negativi sull’ambiente. Uno dei settori che maggiormente incidono sull’inquinamento dato dalla rapidità di produzione, è quello dell’industria tessile fornitrice delle catene di fast fashion, che da sola produce ben il 10% dei gas serra, e riferendosi anche agli acquisti on-line e quindi all’aumento dei trasporti, il solo commercio tessile produce all’incirca 270 kg di emissioni di CO2 per ogni singolo abitante dell’UE. Un’altra aggravante è certamente il bassissimo tempo di consumo dei capi, che tra il 2000 e il 2015 è diminuito del 36%, mentre la produzione è addirittura raddoppiata. Il movimento che promuove la moda sostenibile si trova, quindi, davanti ad una sfida particolarmente ardua.
Una delle argomentazioni principali a favore dello slow fashion, ovvero della moda durevole, proposta dal piccolo commercio delle nostre città, che valorizza principalmente il Made in Italy, in antitesi al fast fashion, è stata quella di favorire la moda sostenibile, ma a contrastare la tendenza green del comparto, c’è però la cultura del fast fashion, dei brand esageratamente economici e dello shopping on-line: con ritmi di produzione insostenibili, un ricambio dei modelli estremamente elevato e da una bassa qualità dei tessuti, che porta i prodotti ad avere un ciclo di vita brevissimo, inoltre, per abbassare i costi, le aziende non rimettono quasi mai in commercio i capi resi, ma li mandano direttamente alla discarica. Altro fattore preoccupante è l’altissimo tasso di produzione di sostanze chimiche dannose e inquinanti per acque e terreni che ne vengono in contatto, come anche l’enorme dispersione di microplastiche nell’ambiente.
La battaglia del sindacato Fismo Confesercenti, a favore del piccolo commercio della moda, è pertanto una battaglia a favore di noi tutti.
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