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Gestori: con rinvio esame ddl, si apre uno spiraglio per riforma condivisa da tutto il settore

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“Si apre – o, almeno, così sembra – uno spiraglio nel lungo confronto che, nel corso dell’ultimo anno, ha visto impegnata la categoria con le rappresentanze delle compagnie petrolifere e dei retisti privati”.

Ad affermarlo in una nota congiunta sono Faib Confesercenti, Fegica e Figisc – Anisa Confcommercio dopo che ieri il Cdm ha rinviato l’esame del ddl carburanti.

“La chiusura di qualche (individuata) compagnia – sottolineano i gestori – ha reso impossibile raggiungere un obiettivo che sembrava alla portata e che avrebbe consegnato a Governo e Parlamento – unitamente alle Risoluzioni promosse da maggioranza e opposizione e tutte approvate all’unanimità dalla X Commissione della Camera – di avere a disposizione un prezioso strumento per incardinare la Riforma di cui il settore ha bisogno. Al Mimit, invece, non sono proprio riusciti a cogliere questo passaggio ed hanno preferito arroccarsi in una strenua difesa di posizioni – a volte anche anacronistiche – che, come si è visto, prima hanno avuto il provvedimento negativo del Consiglio di Stato ed ora si sono infrante sull’evidente necessità di approfondimento di tematiche che non possono essere liquidate senza una preventiva condivisione di massima da parte delle rappresentanze delle forze sociali interessate. Cosa che Faib, Fegica e Figisc/Anisa hanno sempre chiesto ottenendo, in risposta, solo rifiuti al confronto (ma solo con le Organizzazioni di categoria)”.

Ora, rilevano i gestori, “la situazione cambia ed i temi possono essere affrontati da un’altra prospettiva: abbiamo la necessità, come settore, di costruire un’ipotesi di riforma condivisa che – pur tenendo nel debito conto i desiderata del Governo – vada nel verso della facilitazione della transizione energetica e nella valorizzazione di nuovi carburanti. Con ampliamento dell’offerta all’utenza, del mantenimento del servizio (che, lo ricordiamo, costa 3,5 eurocent/litro) nel territorio (soprattutto nelle zone più svantaggiate) e nella difesa degli aspetti sociali legati alla riduzione della rete”.

Insomma, sottolineano, “non una riforma che, come emerge dal testo presentato al CdM, sembra tenere conto dei problemi sollevati dalla categoria ma finisce per declinarli in maniera tale che, una norma che dovrebbe essere universale (magari a difesa della parte contrattualmente più debole), finisce per avvantaggiare una sola parte (non i gestori)”.

Sullo sfondo, osservano, “rimane un solo soggetto economico (ma in buona compagnia) che da sempre ha lavorato, nell’ombra, per far fallire la riforma ove questa non fosse stata sovrapponibile al suo progetto di riassetto complessivo. Ciononostante noi siamo pronti – e ci mettiamo immediatamente a disposizione del Governo – per riprendere il lavoro dal punto nel quale lo abbiamo lasciato ma, senza veti e senza forzature per dimostrare tesi precostituite. A queste condizioni ci siamo”.

 

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