Fiesa Assopanificatori-Confesercenti, Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil, rispettivamente associazione datoriale e organizzazioni sindacali dei lavoratori che rappresentano il settore della panificazione e delle imprese di rivendita di prodotti da forno, nonché firmatarie del contratto collettivo nazionale di lavoro hanno sottoscritto un Avviso Comune sulla crisi della Panificazione Italiana.
Il documento parte dalla considerazione che negli ultimi 25 anni il consumo del pane in Italia è sceso del 40%. Consumi che, ad oggi, si attestano a circa 41 kg. Pro capite, un livello largamente inferiore rispetto a quello di altri Paesi comunitari (88 kg. Romania, 80 kg. Germania, 52 kg. Polonia, 47 kg. Spagna, 43 Kg. Regno Unito, 57 Kg. Olanda, 44 kg. Francia).
A questi dati in calo, si aggiungono le recenti complicazioni legate ai vertiginosi aumenti dei costi energetici di elettricità e gas e le difficoltà di approvvigionamento di grano sia tenero che duro visto che il nostro Paese importa il 60% del fabbisogno nazionale.
Dal quadro sopra illustrato emerge che è a rischio non solo la produzione di un bene di prima necessità come il pane, ma anche la tenuta occupazionale del settore che impiega più di 75mila addetti.
Sono dati molto preoccupanti che rendono urgenti azioni di sostegno alla rivalutazione del settore della panificazione anche con una particolare attenzione al “Prodotto pane” nell’alimentazione, attraverso una promozione attenta e puntuale che passi sia per il Ministero della Salute che per quello dell’Agricoltura, e rivaluti le produzioni di qualità e di filiera nazionale. Sul territorio italiano si registrano invece preoccupanti arrivi di produzioni e semilavorati conservati di prodotti panari e sostituti da forno dall’est Europa, in assenza di una disciplina normativa operante sulla definizione di pane fresco e di panificio, attesa da anni.
Questa situazione ha comportato una contrazione sia del numero delle imprese che dei livelli occupazionali nel settore che risente di forte invecchiamento della propria popolazione attiva.
Mancanza di ricambio, assenza di politiche di sostegno al settore, deficit di welfare nelle politiche di riconoscimento di lavoro usurante sono temi che si ripropongono con grande urgenza.
Premesso che le parti già impegnano la bilateralità in speciali interventi di welfare contrattuale a sostegno della conciliazione vita lavoro, della famiglia, del tempo libero, Fiesa Assopanificatori Confesercenti, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil hanno chiesto ai Ministri del Lavoro, dello Sviluppo Economico, della Salute e delle Politiche agricole e alimentari:
di farsi parte attiva della crisi dilagante nel settore e di apprestare iniziative legislative tendenti alla dichiarazione dello stato di crisi;
di attivare azioni legislative a sostegno delle imprese e dei lavoratori in crisi e per favorire azioni formative per la ricollocazione dei lavoratori, per la riconversione delle imprese e per l’aggiornamento professionale anche in funzione delle nuove domande, delle nuove tecnologie, del marketing aziendale, dell’e-commerce e della sicurezza alimentare;
di costituire presso il Mise, d’intesa con il Mipaf e il Ministero della Salute e quello del Lavoro, un tavolo di confronto permanente per il supporto a imprese e lavoratori che individui linee di sviluppo e tutela della produzione nazionale di pane;
di attivare azioni tendenti alla valorizzazione del pane e dei prodotti da forno tramite l’emanazione del decreto di definizione di pane fresco e di panificio;
di difendere la qualità della panificazione italiana anche attraverso un’attenta e mirata lotta all’abusivismo ed alla contraffazione a garanzia dei produttori, per la difesa della genuinità del mangiare sano per ridurre l’incertezza del consumatore che acquista il pane. Occorre quindi agevolare le azioni tendenti a colmare il vuoto normativo finalizzate a fornire certezze e giuste informazioni riguardo al procedimento utilizzato nel sistema produttivo aziendale, sollecitando il decreto di definizione di pane fresco e di panificio.
di attivare il riconoscimento reciproco del lavoro di panificatore come “lavoro usurante”, sia per i lavoratori che per i datori di lavoro che operano direttamente nel sistema produttivo aziendale.
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