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Confesercenti Bologna: uva Saslà, ristoratori e produttori uniti per promuovere il territorio

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Il convegno giovedì 12 settembre 2024, ore 17 al teatro Frabboni, in via Marconi 27, Savigno-Valsamoggia

Si scrive “Chasselas”, si gusta Saslà. Questo particolare vitigno francese (si pronuncia: sciasslà. “Saslà” è l’adattamento al dialetto emiliano), molto diffuso tra i filari dei vigneti di uve da vino, coltivati sui Colli Bolognesi tra Bazzano, Savigno, Monteveglio e Castello di Serravalle, produce un’uva da tavola che sta conquistando sempre di più le tavole degli italiani.
Chicco piccolo, a bacca bianca dorata dal sapore dolce e intenso, secondo la tradizione l’Uva Saslà va gustata in compagnia dello gnocco fritto, altro prodotto tipico della gastronomia dei Colli Bolognesi. È in corso un progetto di rilancio della produzione dell’Uva Saslà, ora inserita nell’Arca del Gusto di Slow Food quale presidio di biodiversità alimentare e agricoltura familiare.

Per promuovere l’Uva Saslà giovedì 12 settembre 2024, ore 17, nel Teatro Frabboni di Savigno-Valsamoggia (via Marconi 27) si terrà un convegno programmato nel ciclo di eventi dell’ ottava edizione della Festa dell’Uva Saslà 2024 che, promossa da Confesercenti Bologna con il contributo della Camera di Commercio di Bologna e organizzata dell’associazione Terre di Jacopino, in sinergia con il Comune di Valsamoggia (in quanto patrimonio immateriale dell’Ecomuseo della collina e del vino), per tutto il mese di settembre si tiene tra Bazzano, Monteveglio, Castello di Serravalle e Savigno. Il convegno di Savigno sarà animato da esperti e produttori di Uva Saslà che si confronteranno sul tema: La Ristorazione e i Prodotti locali insieme per promuovere il Territorio. In allegato il programma completo.
Sempre nell’ambito della Festa dell’Uva Saslà, per tutto il mese di settembre i ristoratori che hanno aderito al progetto prepareranno piatti della tradizione abbinati con l’Uva Saslà. L’elenco completo è sul sito https://bit.ly/valsaslà.

Non c’è podere coltivato a vigneto nelle valli del Samoggia, del Lavino e del Reno che non abbia uno o più filari di Uva Saslà. Un’uva che, dopo la vendemmia, si vendeva in Italia ma anche all’estero (in Germania ed Austria). Per confezionare il prodotto nei tipici plateau di legno di pioppo, si impiegavano diverse donne che sforbiciavano gli acini marci oppure immaturi usando delle forbici chiamate giurein.
Quello dell’Uva Saslà è un antico vitigno dalle origini misteriose, forse francesi o svizzere.
Molto diffuso intorno al lago di Ginevra, viene coltivato per produrre uve da vino.
Sui nostri Colli, come nel sud della Francia, è utilizzato come uva da tavola. Anzi, agli inizi del ’900 sulle colline bolognesi si produceva tantissima Uva Saslà e veniva esportata in mezza Europa. Alla fine del secolo scorso il vitigno era quasi scomparso, ma ora si sta riscoprendo.

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