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Confesercenti Reggio Calabria: incendio a Ecolandia

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L’Associazione chiede un incontro urgente tra Istituzioni e parti sociali per valutare quali strategie attuare per trovare soluzioni di breve e medio periodo

Ad aprile un incendio doloso che trasforma in cenere l’edificio della direzione di Ecolandia, a maggio le fiamme divorano il manto sintetico, ancora da posizionare, del campo sportivo di Catona, a fine agosto tocca al pulmino di Borgo Croce e adesso di nuovo a Ecolandia, questa volta è il ristorante ad aver subito gravi danni.

Gesti odiosi che non hanno come bersaglio le attività commerciali che pur continuano ad essere vessate e fatte oggetto di atti intimidatori. Non puntano quindi all’estorsione tramite minacce agli imprenditori.

Queste sono azioni diverse, più subdole e se vogliamo “sofisticate”. Non hanno un obiettivo di breve termine, non mirano a un ritorno economico immediato, al ricatto alla singola azienda o al singolo individuo. È una differente strategia messa in campo con un preciso scopo: contrastare azioni efficaci e concrete di rigenerazione urbana, una delle armi che come Società Civile, insieme agli Enti e le Istituzioni, possediamo e siamo in grado di utilizzare per scardinare non solo la ndrangheta vista come organizzazione criminale ma anche quella mentalità mafiosa che l’accompagna e la protegge permeando alcuni strati della popolazione rendendoli succubi, inerti se non addirittura complici, pur indirettamente.

Far rinascere luoghi altrimenti abbandonati e degradati, realizzare infrastrutture materiali e immateriali che supportino comunità emarginate, creare opportunità, speranze, occupazione, far emergere e valorizzare peculiarità e tradizioni rendendole fonti di sviluppo, sono atti che non possono essere tollerati da chi, come un tumore maligno, da decenni tiene sotto scacco un intero territorio tramite vessazioni e paura, avendo tutto l’interesse a mantenere uno status quo che gli consente di agire indisturbato, di reclutare “soldati”, di salvaguardarsi tramite un muro di omertà e benevolenza generata dal bisogno e la disperazione.

Ecco perché intimidazioni di questo genere, indirizzate verso realtà che si impegnano per migliorare la nostra terra, il più delle volte senza nulla guadagnare se non la gratificazione di operare per il benessere della propria comunità, sono ancor più devastanti.
Perché precludono ogni anelito di mutamento, ogni speranza di crescita, ogni visione di futuro.

E per tale motivo diventa ancora più importante che le Istituzioni si impegnino con maggior efficacia e concretezza per supportare il cambiamento, tutelare la parte sana che partecipa, costruisce, opera e si batte mettendoci la faccia e rischiando anche la propria incolumità.

Sarebbe auspicabile, quindi, un incontro urgente tra Istituzioni e parti sociali per affrontare questo tema e valutare quali strategie attuare così da trovare soluzioni di breve e medio periodo in cui tutti, ognuno per le sue competenze, facendo massa critica agiscano in sinergia in modo da sostenere, tutelare e far continuare le tante fruttuose esperienze di recupero e risanamento di aree una volta degradate e abbandonate. Esperienze che per loro natura “sconvolgono” positivamente territori ed equilibri perversi, togliendo la terra sotto i piedi alla ndrangheta e a una cultura paramafiosa che per prosperare hanno necessità di “coltivare” disperazione, povertà, ignoranza e incuria.

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