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Sul processo di stabilizzazione del rientro dell’inflazione continuano a pesare alcune tensioni, soprattutto per quanto riguarda gli energetici: se da un lato l’aumento tendenziale ad 1,4% rispetto a 0,9% del tasso di inflazione stimato oggi dall’Istat per il mese di novembre non dovrebbe destare preoccupazione, in quanto resta abbondantemente sotto il livello di guardia del 2%, dall’altro segnala il permanere di alcuni nodi, determinati principalmente dal contesto internazionale.
E’ quanto afferma Confesercenti in una nota.
È questo il caso della dinamica dei beni energetici, che continua ad influenzare fortemente il nostro tasso complessivo, sia anche degli alimentari, per i quali probabilmente si registrano ancora tensioni sui mercati internazionali di materie prime, a cominciare dai cereali, caffè, olii. Questa voce ha, purtroppo, un impatto diretto sul carrello della spesa, il cui tasso cresce al 2,6%. Si rilevano anche altre voci che fanno registrare aumenti, come i servizi dei trasporti, dell’abitazione, della comunicazione.
Non si tratta di lanciare allarmi, ma non bisogna abbassare la guardia e monitorare invece con grande attenzione queste dinamiche per evitare – abbiamo già registrato come il clima di fiducia dei consumatori sia ancora in campo negativo a novembre e questo rischia di pregiudicare anche le spese natalizie ipotecate in parte dal Black Friday – di mandare pericolosamente in fumo quel processo iniziale di recupero del potere d’acquisto che stava facendo migliorare i bilanci familiari, recuperando capacità di spesa per rafforzare la domanda interna e dunque la ripresa dell’economia. L’auspicio, in questa direzione, è che la Bce riduca con decisione i tassi di interesse a dicembre: questo potrà comportare ulteriori benefici ai redditi delle famiglie e ai bilanci delle imprese.
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