La battaglia alle multinazionali del commercio on-line non può e non deve essere solo una questione relegata alla difesa del commercio di vicinato. Il problema è ben più ampio e interessa direttamente tutti i cittadini. Il fenomeno degli acquisti effettuati da casa è in forte crescita ormai da anni, ma è addirittura schizzato a livelli imprevedibili per la pandemia da covid 19.

Non è un caso, infatti, che tutti i corrieri nazionali ed internazionali stiano investendo fortune sulle rispettive flotte di autocarri e furgoni, in maniera tale da farsi trovare pronti a rispondere alle esigenze del mercato e da effettuare le consegne nel più breve tempo possibile.

Già, ma quanto costa questa crescita del commercio on-line in termini ambientali?  Raggiungere le case di milioni di italiani comporta una movimentazione stradale impensabile sino a qualche anno fa e questo aggrava in maniera considerevole l’inquinamento determinato dalla circolazione di tanti mezzi degli spedizionieri.

Qual è la differenza tra il commercio nei negozi di vicinato e quello on-line? E’ presto detto. Per il commercio tradizionale la merce parte dalla fabbrica e raggiunge direttamente il punto-vendita (solo in alcuni casi c’è il passaggio intermedio di un grossista). Per il commercio on-line, invece, la merce parte dall’azienda produttrice e raggiunge un deposito da cui va a ritirarlo la società del commercio on-line (Amazon, Privalia, E-bay, Zalando, ecc…) che a sua volta lo tiene in deposito sino a quando non avviene il trasferimento presso il deposito più vicino all’abitazione dell’acquirente. Poi, in conclusione, avviene la consegna a domicilio (si pensi che ogni giorno, in una città come Milano, vengono consegnati a casa 23.000 pacchi!).

In tutto questo, a differenza del commercio tradizionale dove il capo acquistato viene semplicemente inserito in una busta, per il commercio on-line è necessaria la busta, una confezione in cartone, il “contieni etichetta” in plastica all’esterno del pacco e le fascette in plastica. Parliamo di milioni di tonnellate di plastica utilizzati ogni giorno in Italia! (di cui solo una parte è riciclabile).

Ebbene, a fronte di tutto questo disastro ecologico, cosa ne pensano i nostri ambientalisti? Perché questo silenzio innaturale? Perché non si organizza una protesta articolata per fermare questo inquinamento? (esattamente come hanno sempre fatto per l’insediamento di aziende incompatibili con la tutela dell’ambiente).

Un silenzio che, purtroppo, si avverte a livello nazionale ed anche a livello locale. Ed è così che, grazie alla crescita smisurata del commercio on-line, muoiono i negozi di vicinato e si appesantisce il carico ambientale sulle nostre città.

Michele Piccirillo – Presidente f.f. Confesercenti Brindisi

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