Il Presidente Schiavo: “Il 68% delle aziende campane hanno chiesto prestiti per la crisi dovuta al Covid: con l’economia a rilento, il caro bollette e la crisi internazionale occorre prorogare le moratorie, ridurre l’Iva e il costo del lavoro, altrimenti il Governo sarà responsabile del fallimento di migliaia di attività”
Confesercenti Campania alza la voce a tutela delle proprie imprese: il suo è in grido d’allarme impetuoso per una situazione economica sempre più drammatica. E’ quanto emerge dopo i primi due mesi del 2022, alla fine di uno studio dell’Osservatorio di Confesercenti. «Lo Stato sta voltando le spalle alle nostre imprese- denuncia Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania e vicepresidente nazionale con delega al Mezzogiorno –, molte delle quali sono già sul baratro. Esigiamo dal Governo risposte immediate, è assolutamente fondamentale che venga riattivata la moratoria. Basti pensare che le imprese che in Italia hanno richiesto la moratoria al 31 dicembre sono oltre un milione e 300mila: solo in Campania sono 320mila su 508mila imprese attive (dati UnionCamere), ovvero circa il 68%, quelle che hanno richiesto prestiti e finanziamenti per sostenere la crisi economica dovuta alla pandemia, nel periodo 2020-2022. Nel Mezzogiorno il 78% delle imprese si è indebitato nello stesso lasso di tempo. Le 320mila imprese campane si sono indebitate a causa del Covid per poter pagare i costi fissi (fitti, utenze, tasse, ecc…), per evitare la chiusura dell’attività, per poter sopravvivere e far vivere le proprie famiglie. Di queste 320mila la maggior parte già dal 1° gennaio è costretta a pagare alle banche rate altissime per i prestiti che hanno contratto. L’imprenditore in Campania si trova in una vera e propria morsa assassina: da un lato deve far fronte ai debiti precedenti, dall’altro deve pagare quelli maturati nel terribile periodo del Covid».
In questo scenario l’economia non è ripartita affatto, il caro bollette (leggasi i dati a seguire) sta amplificando le perdite e come se non bastasse c’è la minacciosa ombra delle conseguenze della crisi internazionale dovuta alla guerra. In Italia il valore economico degli scambi commerciali import/export con i paesi russofoni pesa per un fatturato di 12.5 miliardi di euro (2.5 solo per il turismo) e la nostra regione ha tante imprese che lavorano con tali paesi. «L’economia attuale non consente incassi adeguati per iniziare a recuperare – sostiene Vincenzo Schiavo – e le previsioni per l’immediato futuro sono negative. Basti pensare che i saldi sono stati uno scempio, si è incassato il 30% di quanto introitato nel 2019 perché i consumatori non hanno soldi da spendere».
Le imprese stanno, per questo motivo e purtroppo, imboccando la strada del fallimento. «Sono più di 70mila le aziende che non hanno pagato i mutui di gennaio e febbraio, con la conseguenza che le banche le hanno dovute, per legge, iscrivere alla Crif (sistema informativo creditizio). Il circolo vizioso di tale iscrizione è noto: nel breve periodo tali imprenditori vengono considerati “cattivi pagatori” presso tutte le banche e le finanziarie e l’intervento successivo di Mediocredito, a favore delle banche, espone le loro aziende all’aggressione e quindi al fallimento. Questo è lo scenario terrificante che il Governo non considera, avendo lasciato con il cerino in mano gli imprenditori. Lo Stato è sordo e cieco e in questo scenario terrificante migliaia di aziende rischiano il fallimento».
I DATI DEL CARO BOLLETTE- Secondo l’Osservatorio di Confesercenti il caro bollette per energia è in media dell’80%/90%. Il che vuol dire che le 508.000 imprese attive pagano 150 milioni al mese in più, ovvero 2 miliardi di euro l’anno, dei quali 440 milioni di IVA. Una montagna di euro che si amplificano considerando le spese private degli imprenditori e dei consumatori: le 2.189.000 famiglie in Campania devono sopportare un aumento di 180 milioni al mese, oltre 2 miliardi e 160milioni l’anno, ovvero 216 milioni di IVA ogni 12 mesi versate allo Stato. «Ecco perché – aggiunge Schiavo – bisogna ridurre o azzerare l’Iva per il 2022».
Esempi del caro bollette: un ufficio di piccole dimensioni è passato da 368.57 euro pagati a febbraio 2021 a 612.38 euro a febbraio 2022. Un bar a gennaio 2021 pagava 1063,55 euro di energia, ora deve pagare 3257,09! Un ristorante che nel settembre del 2021 pagava 2730,20 ora a gennaio (2022) deve far fronte a un costo di 4713,58 euro.
LE PROPOSTE DI CONFESERCENTI CAMPANIA- Confesercenti Napoli e Campania, per questi motivi drammatici, propone di dare risposte immediate per evitare migliaia di fallimenti. «Bisogna in primis- avverte il presidente di Confesercenti Campania – attivare la moratoria per tutto il 2022, ridurre o cancellare l’Iva per quest’anno, ridurre il costo del lavoro perché ancora oggi l’azienda che assume paga allo Stato il 68% in più di tasse e contributi (esempio: una busta paga di 1321 Euro netto costa all’imprenditore 2.380/2.450 euro mese). In un momento come questo, dove bisognerebbe rilanciare l’economia, facilitare le imprese, aiutando i lavoratori, è necessario, per esempio, ancorare il reddito di cittadinanza all’assunzione. Coloro che lo percepiscono dovrebbero essere assunti dalle aziende che da un lato garantirebbero un surplus sul reddito statale e dall’altro una formazione al lavoro per i dipendenti. Se lo Stato non intende prendere in esame queste o altre misure essenziali per sostenere le aziende – conclude Vincenzo Schiavo – sarà il primo responsabile di migliaia di imprese fallite e di lavoratori disoccupati».
L’articolo La denuncia di Confesercenti Campania: “Lo Stato ha voltato le spalle alle imprese, interventi urgenti o sarà fallimento di massa” proviene da Confesercenti Nazionale.