Consolidamento positivo, ma sull’aumento influiscono anche fattori demografici: negli ultimi 20 anni +4,5 milioni di lavoratori sopra i 50 anni, -3,3 milioni tra i più giovani. Pesano innalzamento età pensionabile e invecchiamento della popolazione
L’occupazione continua a rafforzarsi: nel quarto trimestre 2023 si registra un aumento di 481 mila occupati nell’anno, e anche gli indipendenti segnano un lieve recupero (+51mila unità, l’1% in più), tornando sopra la soglia dei 5 milioni. Un consolidamento positivo, su cui però influiscono anche fattori demografici: a trainare la ripresa, infatti, sono soprattutto i lavoratori over 50.
Così Confesercenti commenta i dati Istat sul mercato del lavoro nel IV trimestre 2023.
Nell’ultimo anno, il tasso di occupazione degli individui sopra i 50 anni è cresciuto a quasi il doppio della velocità delle altre classi d’età (+2 punti rispetto ai +1,2 punti dei 35-49enni e dei giovani tra 15 e 34 anni). Si tratta di un fenomeno non nuovo, in atto da quasi 20 anni: tra il 2004 ed il 2023, i lavoratori over 50 sono aumentati di oltre 4,5 milioni di unità (+3.944 tra i dipendenti, +626mila tra gli indipendenti), mentre le classi di età più giovani si sono ridotte di quasi 3,3milioni: quasi -1,5 milioni in meno tra i dipendenti e poco meno di 1,8 milioni in meno tra i lavoratori autonomi, classe che include imprenditori, liberi professionisti, lavoratori in proprio, coadiuvanti familiari collaboratori e soci di cooperativa.
Nel complesso questo invecchiamento è dovuto, da un lato, al progressivo passaggio, per ragioni anagrafiche, delle generazioni dei baby boomers degli anni 60 all’ultima classe di età, quella che comprende gli individui con più di 50 anni, avvenuta tra l’altro in un contesto in cui le condizioni per l’accesso al pensionamento si sono inasprite, ma anche per la situazione demografica, che vede essersi fortemente ridotto il tasso di natalità negli ultimi 40 anni. Si consideri che, dal 2004 al 2023, la popolazione di 15-24 anni è diminuita di 250mila unità (il 4%), ma quella della classe 25-34 anni di quasi 2,4 milioni, il 27,6%. Nel complesso il 18% di popolazione in meno in queste fasce, nonostante una crescita complessiva di quasi 1,4 milioni (il 2,4%).
“La crescita del numero di lavoratori è certamente un fatto positivo: l’aumento degli occupati è un elemento chiave, in questa fase, per sostenere il reddito delle famiglie e, quindi, i consumi. Bisogna però agire per moderare il progressivo invecchiamento della forza lavoro”, commenta Confesercenti.
“Dobbiamo contrastare questa tendenza con strumenti ed agevolazioni che favoriscano l’assunzione di giovani, magari proseguendo in prospettiva con la staffetta generazionale a fronte di pensionamenti anticipati. Così come servono misure mirate a rinforzare il sistema di formazione e delle politiche attive, insieme ad una formazione mirata per l’avvio di nuove imprese: il calo di giovani nel lavoro autonomo è senz’altro dovuto anche a persone fuoriuscite completamente dalla condizione di occupato, presumibilmente per raggiunti limiti di età (oltre 1 milione), ma anche perché sembra essersi interrotto qualsiasi flusso in entrata di un certo rilievo: i giovani non riescono più a fare impresa. Un dato che non può che preoccupare”.
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