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Manovra, Confesercenti in audizione: “confermare taglio del cuneo contributivo”

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“Occorre detassare gli aumenti salariali”

Si è svolta l’audizione, presso le Commissioni riunite di Bilancio della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, sul Piano strutturale di bilancio a cui hanno partecipato le maggiori associazioni di rappresentanza datoriale tra cui Confesercenti. Per la Confederazione è intervenuto il Segretario Generale Mauro Bussoni a guida della delegazione.

Riportiamo qui di seguito l’intervento integrale.

“L’orizzonte di tempo lungo su cui si incardina il programma Strutturale di Bilancio – ha affermato Bussoni – costituisce l’occasione per impostare politiche volte a dare certezza alle aspettative di famiglie e imprese. Partire con il piede giusto, già dalla legge bilancio 2025, sarà fondamentale: raggiungere tassi di crescita non inferiori all’uno per cento per tutto l’arco programmatico è oggi possibile, a condizione però che la manovra di bilancio venga concentrata sugli elementi di fragilità emersi nell’ultimo quadriennio”.

“Tra questi, in particolare – ha sottolineato il Segretario Generale – l’assenza della spinta propulsiva dei consumi delle famiglie, a sua volta conseguenza della forte perdita di potere d’acquisto subita dalle famiglie nel biennio 2022-23.

Le nuove risultanze di Contabilità nazionale Istat certificano con evidenza come la spesa delle famiglie sia rimasta estranea al ciclo espansivo del dopo Covid. Nei valori nominali, la revisione contabile apporta sui consumi delle famiglie una correzione al ribasso di 6,5 miliardi e ne quantifica una quota sul Pil scesa al 57,5%, dal 59,2% del 2019. Rispetto a 10 anni fa, il calo è di 3 punti, pari a 60 miliardi di euro”.

“Alla luce dei dati richiamati – ha proseguito Bussoni – la manovra di finanza pubblica sottesa alla predisposizione del PSB non può che assegnare priorità al sostegno dei redditi, attraverso un opportuno utilizzo della leva fiscale.

L’accorpamento delle aliquote di imposta gravanti sui redditi e la conferma del taglio al cuneo contributivo, se attuate secondo le dimensioni finanziarie annunciate, possono arrivare a fornire una spinta addizionale ai consumi pari allo 0,5% e questa sembra oggi la via maestra per coniugare rientro del deficit e stabilizzazione del ciclo economico.

Considerando l’ottica di medio periodo in cui si articola il PSB, come Confesercenti ci sentiamo di ipotizzare due linee di intervento sulle quali, peraltro, insistiamo da tempo. La prima riguarda la detassazione degli incrementi salariali derivanti dai rinnovi contrattuali. Si può anche ipotizzare una detassazione decrescente al crescere del livello di salario, a partire dal 100% per i livelli più bassi”.

“Servono poi misure per i negozi locali – ha aggiunto – che rappresentano una parte fondamentale del tessuto economico e sociale delle comunità, stanno vivendo una fase di trasformazione che presenta sfide e opportunità.  Una linea di intervento che proponiamo è costituita da una misura organica di sostegno ai negozi di vicinato, pensata sia per rafforzare la loro presenza nelle aree più deboli che aiutarli a competere con le altre forme distributive.

Considerazioni attente vanno fatte anche sul tema del turismo e sulla capacità che questo comparto può avere nel sostenere il ciclo economico italiano. I risultati della ripresa post-Covid sono indubitabili. Nel 2024, nei primi 7 mesi dell’anno, il comparto mostra invece una ripresa solo moderata, soprattutto in termini di presenze. Gli stranieri sono cresciuti del 5% in termini di presenze (+6,7 milioni), mentre gli italiani sono diminuiti del 4,3% – 5 milioni di presenze -”.

“Riforme ed investimenti – ha concluso Bussoni – sono necessari, anche a sostegno della qualificazione del capitale umano e dell’occupabilità come solido fondamento di sicurezza sociale e di contrasto del rischio povertà. Il sistema pensionistico va reso sostenibile, anche attraverso una sua maggiore flessibilità, in linea con i contributi versati, e un incentivo all’utilizzo della previdenza complementare.

Va impostato un intervento strutturale sugli incentivi; operazioni spot non aiutano l’occupazione che ha bisogno di programmazione e di una visione stabile delle misure incentivanti. Il Fondo di Integrazione salariale – lo strumento principalmente utilizzato per gli ammortizzatori sociali nei settori del terziario di mercato – presenta, al 31dicembre 2023, un saldo patrimoniale prossimo ai 4,9 miliardi di euro. C’è pertanto l’esigenza di ampliare la casistica delle causali di accesso al Fondo e di riconsiderare l’entità delle vigenti aliquote contributive”.

 

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